Un viaggio nel tempo, un itinerario di una giornata che vi porterà dal IX secolo a.C. al XIII secolo, dall’ epoca Picena passando per l’Imperialismo romano, il Medioevo fino ai giorni nostri. 5 i piccoli borghi che abbiamo inserito in questo itinerario: Ortezzano, Monte Rinaldo, Monteleone di Fermo, Montottone, Monte Vidon Combatte.
Ciao Amici, oggi abbiamo trascorso una giornata nella Valle del fiume Aso, in provincia di Fermo [clicca qui per scoprire tutte le bellezze della provincia di Fermo]. La visita ci ha portato a ritroso nel tempo scorrendo il tempo addirittura prima di Cristo, all’interno di un insediamento romano chiamato “La Cuma”. Abbiamo scoperto cinque suggestivi piccoli borghi dalle antichissime origini visitabili, se lo gradite, seguendo il nostro itinerario (in totale poco più di 30 km in auto).
Indice
Ortezzano
Il borgo di Ortezzano sorge su una collina. E’ denominato “il Fiore dell’Aso” come si intuisce dal suo stemma composto da tre ortensie in cima a tre colli.
Un insediamento di origini picene (IX al III secolo a.C.) che venne abitato dai romani, i quali la divisero in centurie e impreziosendolo con ricche ville rustiche. Nell’VIII fino al XII secolo Ortezzano fu sottomessa ai Farfa come testimoniano la curtis Sanctae Marinae vel Mariae e la curtis Sancti Gregorii de Ortezzano; dal IX all’XI secolo divenne Castrum Ortezanii, grazie ai duchi di Spoleto, i quali fortificarono i castelli con massicce alture contro gli attacchi degli Ungari, Saraceni, Normanni e altri nemici occasionali.
Cosa vedere nel borgo di Ortezzano
- Torre Ghibellina a pianta pentagonale
- Chiesa del Carmine realizzata dai fratelli Papetti nel ‘700, la quale ospita xilografie del Ceschini
- Porta da Sole in stile gotico con arco a sesto acuto e volta a crociera ogivale e le abitazioni in pietra
Ortezzano è interamente circondato da ulivi, querce, gelsi, noci e vigneti. Il borgo è rinomato per la produzione di vini DOC come il Falerio e il Rosso Piceno.
Monte Rinaldo
Monte Rinaldo, veniva considerata una terra di “frontiera” tra il fiume Aso e il fiume Ete vivo, dominata dai Piceni ma soprattutto dai Romani, come testimoniano i resti archeologici del santuario ellenistico- romano del II secolo a.C. nella zona chiamata “La Cuma”.
Il territorio di Monte Rinaldo nel XIII secolo era ambito da tre potenze: il ducato di Fermo, la città di Ascoli e l’Abbazia Farfense.
Cosa vedere nel borgo di Monterinaldo
- il settecentesco Palazzo Giustiniani della nobile famiglia veneziana di origine fermane, è suddiviso in quattro piani, di cui uno è arricchito da pregevoli decorazioni
- la Torre Civica
- la Chiesa del Sacramento e del Rosario datata 1758, presenta forme barocche, una sola navata con due cappelle laterali, una tela “la Madonna del Rosario e i santi Domenico e Caterina da Siena”
Da visitare fuori dal centro storico di Monte Rinaldo “La Cuma”, un’area archeologica unica nelle Marche.
Monte Rinaldo dal 1931 è famoso per la produzione di un pecorino dal sapore unico ed inconfondibile dato da un’erba spontanea autoctona mangiata dalle pecore, il serpillo.
[scopri di più su Monte Rinaldo e l’area archeologica La Cuma nella pagina dedicata]
Monteleone di Fermo
Monteleone di Fermo è un paese bagnato dal fiume Ete Vivo e dal torrente Lubrico, circondato da colline insediate dai Piceni e dalle pianure amate dai Romani.
Nel 705 d.C. i Longobardi donarono la Corte di San Maroto all’ Abbazia dei benedettini di Farfa, la superficie della Curtis vantava 16.000 moggi (61,5 kmq) e comprendeva i territori di Monteleone, Belmonte Piceno, Monsampietro Morico, Montottone, Monte Vidon Combatte e la zona sud-est di Servigliano.
Cosa vedere nel borgo di Monteleone di Fermo
- il Torrione Esagonale irregolare del XIV secolo
- la Chiesa di San Giovanni Battista, costruita sui resti dell’antico Castello in cotto con architrave paleocristiana e croce astile sbalzata in argento
- la Chiesa di San Marone datata XV secolo adiacente al un convento di frati agostiniani
- la Chiesa della Madonna della Misericordia, in stile romanico custode dell’affresco “Giudizio Universale” dell’artista Orfeo Presutti, La Vergine e San Giovanni, due tavole di scuola crivellesca e un crocifisso ligneo del XV secolo.
Un territorio che si distingue per la presenza di calanchi, solchi di erosione, e da “vulcanelli di fango”, cioè piccole eruzioni di argilla mista ad acqua e sostanze saline che si verificano sporadicamente.
Monteleone di Fermo eccelle di prodotti gastronomici come: la caciotta, il ciauscolo e il salame fermanello, cioè di suino macinato a punta di coltello di colore roseo con parti magre e grasse.
Montottone
Montottone, “lu paese de li coccià”. Il vasto territorio era diviso in sette contrade dominate dai monaci Benedettini, dai Malatesta e dagli Sforza. Sette contrade tramandate ancora oggi, raffigurate da simboli come il cavallo, lo scoiattolo, la volpe, il granchio, il drago, il serpente e attive durante le feste popolari. (10 agosto la festa di San Lorenzo; 15 giugno il Palio delle Grazie).
Cosa vedere nel borgo di Montottone
- la chiesa di Santa Maria Ausiliatrice, all’interno la grande tela la “Madonna in trono con Bambino e SS. Giovanni Battista, S. Giovanni Evangelista, Maddalena e Caterina (sposalizio mistico)” del pittore Vincenzo Pagani
- la Cisterna medievale, davanti la chiesa di Santa Maria Ausiliatrice, del XII secolo è profonda circa quindici metri, divisa in due piani e larga sei metri per sei; composta da due vani sono visitabili grazie a percorsi sapientemente ricavati ai bordi del manufatto
- Il Museo della Ceramica, dove sono esposti gli oggetti di terracotta in uso fino agli anni ’60, gli strumenti utilizzati dal vasaio e un laboratorio didattico per sperimentare e conoscere le tecniche operative.
Monte Vidon Combatte
Monte Vidon Combatte è un piccolo ma grazioso borgo sulle colline marchigiane. Le origini romane testimoniano l’eccellenza delle rigogliose terre: dell’uva, dell’olio, dei frutti e delle vaste distese agricole. Il nome deriva dal combattente e signore Guidone che si vide attaccare il proprio feudo e chiamò suo fratello con una missiva che recitava: “Corri Corrado che Guidone Combatte!” e da qui il nome del borgo Monte Vidon (da Guidone) Combatte.
Cosa vedere nel borgo di Monte Vidon Combatte
Le mura castellane circoscrivono un abitato attualmente in parziale fase di ricostruzione in seguito al sisma del 2016:
- la cinta muraria eretta nel XIV secolo, a scarpata in pietrame completa di torri rompitratta e una bella loggia a cinque archi incorporata a Palazzo Pelagallo, proprietà di una nobile famiglia feudataria datato 1300
- la Chiesa Parrocchiale di San Biagio costruita nel ‘700 su disegno dall’architetto Maggi spicca il campanile posto su un torrione a base quadrata. All’interno ospita la tela “La Vergine col Bambino” del XV secolo dell’artista Jacopo Agnelli e un organo di stampo calliano
- la Macchia Pelagallo, fuori dal centro storico, un bellissimo parco naturale di proprietà dell’omonima famiglia. Un ambiente che offre relax, passeggiate a piedi o in mountain bike immersi nella vegetazione di farnie.( Un albero a foglie decidue appartenente alla famiglia delle Fagacee, Quercia).
Lascia un commento